Orissa

Renubala è assai carina; i suoi occhi neri e grandi dondolano tra due punti indefiniti del nulla, ingabbiata nella sua capanna di fango dove da 14 anni passa l’intera giornata all’ombra della vita. Aveva dieci anni, Renubala, quando una maledetta poliomelite si è presa la sua felicità, il suo tempo. Ed il suo sole, perché in un villaggio poverissimo, dove un ciclone ha spazzato via tutto, a Renubala la vita concede solo di sedere nella sua capanna, ancora di più all’ombra della vita. Per lei, non c’è possibilità di prendere aria, di stare al sole: i suoi poverissimi ed anziani genitori hanno troppe poche energie per portarla in giro; non riescono nemmeno a darle del cibo buono. Eppure Renubala accavalla le gambe, unisce le mani e china il capo in segno di saluto, mangia da sola la sua ciotola di cibo.
Anche Babi è assai carina; i suoi occhi neri e grandi dondolano qua e là con una certa gra­zia. Ha 20 anni, Babi, ed è piena di energia, piena di sole. E’ un’insegnante ed una protagonista delle attività di promozione delle donne che lo SNEH sta portando avanti nei villaggi colpiti dal ciclone. Solo 8 mesi fa era una delle circa 120 donne presenti al primo incontro organizzato dallo SNEH per lanciare il mi­cro-credito. Si è fatta notare subito, Babi, ed è stata assunta come insegnante. Adesso non è più una persona da aiutare, ma una che aiuta.
Due storie diverse, due lati della medesima realtà: i villaggi poverissimi dell’Orissa dopo il superciclone del dicembre 1999.
Due storie diverse che si sono incrociate in occasione delle olimpiadi dei bam­bini organizzate dallo SNEH. Era la prima volta che i bambini hanno fatto una gara di corsa, di salto in lungo, di salto in alto. Era anche la prima volta che Renubala usciva dall’ombra dopo molto tempo.
Grazie all’aiuto di AMA, ed oggi di AMAsempre, lo SNEH svolge in quest’aria colpita dal ciclone una serie di atti­vità. Ne villaggio di Junagary, completamente distrutto, distribuisce un buon pasto giornaliero agli oltre cento bambini della scuola; ogni tanto, distribuisce anche vestiti.
Nei 12 villaggi intorno Kanjiakan lo SNEH ha organizzato diverse attività. Innanzi tutto, ha istituito tante scuole pomeridiane, dove 19 insegnanti seguono i bambini che al mattino frequentano le scuole pubbliche. Queste sono asso­lutamente inadeguate a fornire loro l’educazione necessaria: ci sono pochissimi insegnanti (qualcuno è morto durante il ciclone) e troppi bambini, le lezioni sono organizzate per gruppi i classe, anche 5 insieme; ed è difficile che la medesima lezione possa essere contemporaneamente utile al bambino di 6 anni ed a quello di 10.
Un’altra attività molto importante organizzata dallo SNEH è quella della promozione del micro-credito, rivolto solo alle donne; al momento, sono stati formati i gruppi base, che si incon­trano settimanalmente per ricevere il training. Le partecipanti a questi gruppi hanno iniziato a mettere in un fondo comune i loro risparmi e tra qualche mese verranno concessi i primi prestiti.
La costituzione di questi gruppi è parte di un più ampio disegno volto alla sensibilizzazione delle donne allo sviluppo del villaggio. Gruppi di donne si incontrano con i volontari dello SNEH anche su altre tematiche, come la protezione dell’ambiente o il lavoro per il bene comune. In un villaggio è stata costruita una struttura in fango che verrà adibita ad ambulatorio. La costruzione è stata voluta dalle donne ed è stata eseguita dalle persone più volenterose del villaggio. La gestione dell’ambulatorio, che prevede la presenza stabile di un’infermiera, una visita bisettimanale si un medico e l’acquisto dei medicinali, è oggi finanzata da AMAsempre.
Sempre all’interno del lavoro con gruppi di donne, va segnalata la costituzione di un centro d’insegnamento di taglio e cucito.
Il più importante progetto dello SNEH è stato quello della costruzione di un grosso rifugio in ce­mento che in tempi “normali” serve da scuola. Questo è un progetto che è stato finanziato dall’Associazione Mondo Amico ed oggi è supportato da AMAsempre.
Lo SNEH sta svolgendo un lavoro capillare ed ad ampio raggio: sta dando lavoro ai giovani, sta cercando di fornire un’appropriata educazione ai bambini, sta tessendo una trama di donne sen­sibilizzate alla cura del villaggio e pronte ad investire sulle proprie capacità per uscire dalla povertà grazie al micro-credito, come insegna la Grameen Bank del premio nobel per l’economia, il Prof. Muhammad Yunus.
Ed ancora la costituzione di un ambulatorio per la salvaguardia della salute de­gli abitanti del villaggio. Non dovrà mai più accadere che una donna muoia per le conseguenze di un parto difficile sopra un carro di buoi lungo la strada per il lontanissimo ospedale di Jagathsinpur. Non dovrà accadere più che una donna poverissima, non potendo prendersi cura del bambino che sta per nascere, provochi il suo aborto e muoia per questo. Non dovrà più accadere che per una ba­nale infezione un uomo, il cui lavoro è l’unica fonte di sostentamento della famiglia, perda un oc­chio.
Il rifugio di cemento a prova di ciclone ospita oggi un centro di aggregazione del villaggio, ove si alternano varie attività (sartoria, deposito, manifestazioni etc.). Dal punto di vista simbolico questo è il progetto più importante. Gli abitanti del villaggio non saranno più im­potenti di fronte alla furia degli elementi naturali; potranno mettersi al sicuro, usufruendo di una struttura organizzata.
Quello che manca in Orissa e che lo SNEH sta cercando di eseguire in diversi settori. Per la cronaca, per assenza di sedia a rotelle, Renubala è stata trasportata su una sedia.
Per quanta cura e buona volontà ci abbiamo messo, una volta, inerme, Renubala è misera­mente scivolata nella polvere. Anche questo non dovrà accadere mai più.

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